Perché “IO NON GUARDO LE OLIMPIADI”?

Perché “IO NON GUARDO LE OLIMPIADI”?
LE OLIMPIADI

Carissima, carissimo,
in vista dei prossimi Giochi di Pechino abbiamo deciso di lanciare la campagna IO NON GUARDO LE OLIMPIADI. Ecco un’introduzione per capire il senso e le modalità di questa iniziativa.

CHE COSA NON È:

  • non è una richiesta di boicottaggio delle Olimpiadi ai governi e agli organismi internazionali che ormai hanno avallato e condiviso questa decisione;
  • non è una protesta sull’onda dell’emozione per le repressioni, pur gravi, che il Governo cinese attua in Tibet;
  • non è una protesta per la “concorrenza sleale” dei prodotti cinesi; ciò è semmai una conseguenza di qualcosa di più grave che è accaduto e accade ancora oggi in Cina, e che vogliamo portare all’attenzione di tutti.

CHE COSA È:

  • è un’iniziativa di sensibilizzazione affinché le persone prendano coscienza della grave violazione dei diritti umani che in Cina avviene da decenni e che ancora oggi prosegue. Il Governo comunista cinese, nella triste classifica del numero di morti provocate dai regimi totalitari, supera ampiamente il regime nazista della Germania di Hitler e quello comunista dell’Unione Sovietica;
  • è un’iniziativa di sensibilizzazione sul fatto che, mentre i campi di concentramento dei totalitarismi del secolo scorso appartengono, fortunatamente, alla storia passata, essi sono ancora una realtà diffusa nella Cina del 2008. Questi campi, chiamati Laogai, servono a due scopi: dare continuità alla macchina dell’intimidazione e del terrore per gli oppositori al regime; sostenere il boom dell’economia cinese, fornendo manodopera a “costo zero” attraverso il lavoro coatto dei prigionieri;
  • è un’iniziativa di sensibilizzazione sul fatto che, oltre ai milioni di morti nei Laogai e alle migliaia di condanne a morte eseguite ogni anno, il Governo cinese detiene anche il triste primato dei milioni di bambini che mancano all’appello, abortiti forzatamente a causa della politica del “figlio unico”; una politica che quindi colpisce gli esseri più indifesi, i bambini nel grembo materno, e provoca gravi sofferenze nelle famiglie, private così anche del loro futuro;
  • è un monito per il nostro futuro. La storia ci racconta, tra il nostro stupore e la disapprovazione, che nel 1936 la comunità internazionale assegnò l’organizzazione delle Olimpiadi a Berlino mentre il Nazismo era in piena ascesa; l’attenuante di allora fu che ancora non si poteva prevedere quello che sarebbe accaduto con i lager e le deportazioni. Oggi la comunità internazionale ripete l’errore, ma con l’aggravante di sapere ciò che il Governo cinese, responsabile di milioni di morti, ha fatto e fa tuttora.

CHE COSA TI CHIEDIAMO

  • di sostenere la nostra iniziativa, aderendo on-line su www.nuoveonde.com (link al modulo di adesione) e diffondendo i contenuti e le ragioni di questa battaglia culturale e di verità: nei prossimi mesi troverai molti approfondimenti sul sito, per conoscere e divulgare la reale situazione della Cina di ieri e di oggi. Affinché, dopo Berlino 1936 e Pechino 2008, la storia non possa ripetersi un’altra volta!
  • di compiere un piccolo gesto: un sano digiuno televisivo dalle Olimpiadi, in modo da far risaltare, prima di tutto a noi stessi, l’equivoca circostanza per cui i campi sportivi coesisteranno con i campi di concentramento, la fatica volontariamente scelta dagli atleti con quella coatta dei prigionieri, le lacrime di gioia per il raggiungimento di un sospirato record con quelle di dolore e di separazione dalla propria casa e famiglia.

LE PRINCIPALI OBIEZIONI ALLA NOSTRA CAMPAGNA… E LE RISPOSTE:

  1. Il boom dell’economia cinese non può essere un modo per migliorare le condizioni di vita della popolazione? E le Olimpiadi non possono rivelarsi un’occasione di apertura?In realtà l’effetto è opposto: il vantaggio competitivo dell’economia cinese si regge sull’utilizzo a “costo zero” della manodopera dei detenuti nei Laogai. Poiché questo vantaggio competitivo genera domanda sempre crescente, il sistema di lavoro basato sui Laogai è in continuo aumento e il Governo cinese ha aumentato i finanziamenti e gli investimenti nei campi di concentramento. In questo modo i benefici del boom economico continuano ad essere a vantaggio della stessa piccola nomenklatura, come è sempre avvenuto in tutti i regimi comunisti. L’equazione “incremento del commercio = incremento dei diritti umani” quindi non regge ed è un argomento falso poiché, se fosse vero, la comunità internazionale l’avrebbe utilizzato per tutti gli altri Paesi su cui invece ha applicato e applica il sistema dell’embargo (Iraq, Birmania, ecc.). La realtà è che la Cina, attraendo investimenti stranieri con produzioni a basso costo e rendendo così sempre più dipendenti i Paesi occidentali da questa economia falsata, sta comprando e barattando il silenzio e l’avallo sulle violazioni dei diritti umani che questo sistema comporta. L’assegnazione delle Olimpiadi a Pechino è l’ennesimo segno di questo “scambio”. Il Partito comunista, che controlla tutto in Cina, è sia il beneficiario economico sia il responsabile di questa moderna schiavitù: è al contempo imprenditore, sindacalista, politico, garante dell’ordine pubblico e sociale e, infine, giudice di tale sistema. Anche per noi le conseguenze sono devastanti e sotto gli occhi di tutti: aziende e imprese artigiane chiudono perché non reggono questa concorrenza sleale; interi quartieri delle nostre città vengono acquistati a prezzi inaccessibili per gli italiani, fino a costituire estesi feudi dove non si parla l’italiano e dove nasce un universo commerciale parallelo, misterioso e impenetrabile: lì non valgono più le nostre leggi e viene ricreato lo stesso sistema dei Laogai facendo entrare nel nostro Paese un numero indefinito di persone con il solo cambio della foto su passaporti scritti in una lingua indecifrabile. A tutto questo si aggiungono gli immensi danni ambientali che provoca quotidianamente un boom economico senza controlli: ne pagheremo le conseguenze per molte generazioni.
  2. Perché nemmeno la Chiesa Cattolica ha chiesto il boicottaggio di queste Olimpiadi? E perché non prende una dura posizione sui Giochi di Pechino 2008?Le parole del Papa e della Chiesa da sempre sono improntate alla richiesta di rispetto integrale della persona umana e dei suoi diritti, tra cui quello alla libertà di religione, e questa richiesta è universale. Bisogna tenere però presente che la Chiesa Cattolica in Cina vive una particolare situazione di sofferenza perché i suoi figli, vescovi, sacerdoti o semplici fedeli, sono da anni vittime di atroci persecuzioni. Per questo motivo, come è giusto, le parole della Chiesa Cattolica devono essere sempre prudenti, valutando le conseguenze possibili di ogni azione, nello stesso modo in cui un padre di famiglia agirebbe se sapesse che dalle proprie parole dipende la vita dei suoi figli. Conferma di questa situazione sono le numerose richieste rivolte ai fedeli affinché preghino per la situazione dei Cristiani in Cina (proprio Benedetto XVI ha voluto istituire per il 24 maggio la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina). Altre volte il Papa e la Chiesa si sono trovati in situazioni molto delicate, il che tuttavia non ha mai impedito di mostrare ai fedeli i motivi e le ragioni della verità: Giovanni Paolo II andò in visita a Cuba e strinse la mano a Fidel Castro, ma ciò non generò alcun dubbio sulla sua ferma condanna delle violazioni dei diritti umani in quel Paese.